isione suggestiva e poetica quella dell’artista romana, e non così lontana dalla realtà. Pensiamo a quanto sia grande il fascino di una gemma che nasce tra i 150 ed i 225 chilometri di profondità, i cui cristalli vengono portati sulla superfice terrestre, inglobati in una roccia chiamata Kimberlite, in seguito ad eruzioni vulcaniche.
““Ah, che sensazione ti dà tenere in mano un diamante! E’ come stringere un pezzo di luna.” (Anna Magnani)
Lo sgretolamento della Kimberlite libera poi i diamanti.
Fantastico è anche pensare che le gemme emerse si siano formate più di un milione di anni fa e che le prime estrazioni risalgano a circa 6000 anni orsono, in India.
Le loro fonti sono purtroppo esauribili ed è stato così che le miniere indiane dovettero cedere il passo a quelle del Sud Africa e, successivamente, furono scoperti in Africa Centrale.
ll diamante è resistentissimo: non viene intaccato né dall’acqua né dai grassi, né dagli acidi né dalle basi.
E’ il minerale più duro (10 sulla Scala Mohs), il che significa che non può essere graffiato da nulla, se non da un altro diamante. Non significa, invece, che abbia un’enorme tenacità, cioè che possa resistere ad urti molto violenti, sebbene sia superiore a tutte le altre gemme.
Chiariamo, una volta per tutte, che diamante è il nome della pietra e che solo la gemma di taglio rotondo si chiama brillante!
Esistono svariate forme di taglio: la più diffusa è, dunque, il brillante rotondo (avente un minimo di 57 sfaccettature). Molto noti sono anche i tagli ovale, cuore, marquise, goccia, smeraldo, carré, baguette e princess.
Questi capolavori vengono “creati” ad Anversa, a Tel Aviv e a New York.
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